Estremi opposti

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Gli opposti si attraggono, ma i simili camminano insieme

Gli opposti si attraggono ma gli artisti simili, che si stimano, camminano insieme.

Anche se sono “Estremi Opposti”.

È il caso di Paola Zeppi, talentuosa artista nota per le sue opere basate sulla TelaReplay – ripartire dal passato, intrecciarlo col presente, per dar vita a qualcosa che si rivolga al futuro in nome di una parola: apertura – e di Francesco Diotallevi, che è praticamente cresciuto a pane e arte, navigando da sempre nel mondo delle illustrazioni ironiche, dissacranti e provocatorie.

A metterli insieme, in un viaggio che ai più può sembrare improponibile, la follia organizzativa di Sayato, supportata dalla visione critica di Vittorio Raschetti.

La doppia personale di Paola e Francesco rappresenta un momento di creatività allo stato puro, di arte senza compromessi e di linguaggi stilistici senza confini, guidati dal bello e dalla ricerca di emozioni.

Senso e non senso, logica e illogica, colori che uniscono, significati che dividono, ma anche l’esatto opposto.

Il tutto e il contrario di tutto.

La mostra, nei locali della Galleria Isolo 17 a Verona, sarà visitabile dal 19 al 27 Novembre e sarà inaugurata dal vernissage di Sabato 19, alle ore 18.30

 

Gli artisti nelle parole del critico Vittorio Raschetti 

PAOLA ZEPPI

Vividi pattern di colori acidi affondati su un complicato intreccio di ripetizioni, come nodi gordiani avviluppati nel destino eccentrico della vita. Una partita a scacchi giocata con gli specchi che riflettono false simmetrie a rovescio, moltiplicando gli sguardi in fuga su piani inclinati. Effetto domino cromatico che innesta un ritmo di duplicazioni pronte a cadere in una caleidoscopica deflagrazione di colori che riemergono come mondi ustionati di vita. L’armonia generale si fonda su una molteplicità di traiettorie visive che si offrono in una pluralità di tessere combinate in un intarsio sofisticato e dinamico di macchie sature di colore. Giochi di dissonanze ed alternanze di toni per amplificare volumi e suggerire una geometria misteriosa nell’irrequietezza della tempesta delle superfici vibranti inarrestabili.

FRANCESCO DIOTALLEVI

Nobile perspicacia dei pensieri illuminati dal lato ludico dell’immaginazione, voli di segni in grado di stupire e galleggiare sospesi oltre il baricentro dell’ovvio e del senso comune. Un irriverente sabotaggio, un corto circuito visivo-grammaticale, un gioco linguistico che genera scintille, incendiando il significato che finisce per esplodere in un non-sense di gusto solo apparentemente ludico e goliardico. Universi anarchici microscopici apparentemente spensierati ma, ad uno sguardo più ravvicinato, pronti a rivelare i tratti distopici di allegorie di mondi sempre più inabitabili e frequentabili solo grazie alle arguzie del gioco sottile dell’ironia. Occorre innescare aspettative di regolarità nei rapporti tra le forme per poi tradirle con un inatteso dettaglio dissonante. Come in quel gioco enigmistico che ci chiede di trovare il particolare mancante. Il dettaglio differente risulta nascosto grazie all’inerzia della nostra immagine della memoria che tende a ripetere senza ascoltare la semplice verità della percezione. La visione è innocenza e purezza di rapporti formali tra oggetti allo stato nascente che si offrono in un gioco di composizioni sempre varianti, sempre sfuggenti, sempre irriverenti. Distillati poetici visivi, incontri nel vuoto, vie di fuga dall’ovvietà. Ammaraggi nell’impossibile.